Ornella incontra la Venere, la fotografa. La sua “machine à jouer” cerca la scena che, per antica storia, appartiene alla Venere-Dea Madre. Gioca con pudore con lei fino ad inserirla in una significante quanto attuale “Visione Barocca”.

Ecco, oggi la “visione” cui Ornella ci conduce con garbo libera la piccola Venere dal suo spazio museale per restituirle il suo primordiale ruolo da antica vita, reinserendola nella sua storia e nel più attuale gioco Barocco. Così l’obiettivo di Ornella la accoglie per ricondurla nel liquido amniotico, nelle antiche esplosioni astrali e di fuoco ad essa già anticamente riconosciute, e nel ritorno alla Madre Terra, sua culla nei millenni. “Visioni” per idoli e rosoni di tradizionale arte Barocca salentina.  Nel gioco rivive come Antenata, antica “Prima Donna”, il ruolo di Grande Dea Madre, nei millenni simbolo ricorrente in riti propiziatori di fertilità. La dea, grande madre astrale, abita nel Paleolitico Superiore in terra, mentre in cielo la si vuole adagiata tra le costellazioni per nutrirci al seno con il suo grande e generoso “Fiume Latteo”.  Da lì, il caos post glaciale dove, nei successivi millenni, alla Grande Madre viene attribuito un ruolo negativo. La piccola Venere si salverà. Nei secoli si trasformerà, fino alle “tanagre” di cultura greca, poi “bambole” di antica cultura romana, e ancora nelle “pupe” giocattolo di terracotta e nelle “pupe” di pasta dolce della tradizione pasquale salentina. Qui, nella sua terra primordiale, rivive il suo antico ruolo: Dea Madre, Nutrice, Demone, Gioco propiziatorio e scacciaspiriti. E poi, la Fotografia.

Marina Cirinei